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"C'è una ragione, c'è una ragione anima mia! Non fatemela nominare a voi caste stelle: c'è una ragione".
Traduzione con Loredana Ottomano ed adattamento da "Otello" di W. Shakespeare. Teatro Segesta agosto 2016. "Othello's Guilt" (Versione inglese) Rose Theatre di Londra settembre\ottobre 2016; Ramnicu Valcea, Romania, novembre 2106.
Con Marco Gambino, regia Roberto Cavosi.
Lo spettacolo verrà ripreso nella stagione 2018\2019 a cura del Teatro Biondo di Palermo diretto da Roberto Alajmo.
"Ecco a voi il figlio perfetto
Il nuovo Salvatore...
E tutti impazziranno al suo splendido cospetto"ovvero tre piccole opere liriche: un progetto che ha visto l'organico coinvolgimento del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, l'Accademia di Belle Arti di Roma, l'Accademia di Costume e di Moda e dell'Associazione Culturale Oltreconfine con il sostegno di S.I.A.E.. Libretti di Aurora Meneo (E luce fu), Fabio Marson (Rest in Picture), Sara Cavosi (La sopravvivenza della specie). Coproduzione e organizzazione.
Teatro Eliseo 21 e 21 maggio 2016. Story Editor e regia Roberto Cavosi.
"Ci sono poesie che rimangono dentro, che uno vorrebbe raccontare, ma che... il groppo, viene un groppo, è l'ombelico che tira da dentro e ti stringe un cappio alla gola."
Tuscania, ottobre 2013, nell'abito del Festival Quartieri dell'Arte. Teatro Vascello di Roma, aprile, maggio 2014. In collaborazione con La Fabbrica dell'Attore, Festival Quartieri dell'Arte, Centro Sperimentale di Cinematografia e l'Associazione Oltreconfine. La vicenda di una donna con gravi problemi psichici che la portano a confondere il reale con la fantasia, costringendola ad uccidere per non morire per mano dei suoi stessi incubi. Coproduzione e organizzazione.
Con Daniela Giordano e gli allievi del corso del terzo anno di recitazione del Centro Sperimentale di Cinematografia. Luci di Domenico De Mattia. Testo e regia di Roberto Cavosi.
"Il sole è tagliente come le mie lacrime. Mi brucia l'anima."
Festival La Mama di Spoleto luglio 2013 e Teatro Argot di Roma, gennaio 2014. Un percorso nell'essere umano attraverso un Don Giovanni in crisi con sé stesso, col suo mondo fittizio fatto di sopraffazione. Produzione e organizzazione.
Musiche composte ed eseguite al pianoforte da Alessandro Sgobbio. Luci Domenico De Mattia. Testo, regia e interpretazione di Roberto Cavosi.
"Quel pomeriggio era il più bello che avessi mai visto, il cielo: uno spettacolo. E il bosco? Il bosco, ora ne ero sicuro, era mio amico..."
Teatro Argentina di Roma. 22 aprile 2013. Una coproduzione e organizzazione con Associazione Teatro di Roma e OGMM. Con il patrocinio di A.n.p.i. Una sentita e commovente testimonianza sulla Resistenza. Una favola raccontata anche attraverso la musica dell'orchestra giovanile OGMM.
Musiche e direzione Alfredo Santoloci. Testo, regia e voce recitante Roberto Cavosi
Replicato nel 2014 con la stessa formazione anche presso il Centro Culturale Americano, nel 2015 nel Giardino della Filarmonica a Roma e nel 2016 nello spazio culturale dell'ex Manicomio di Santa Maria della Pietà. Produzione e organizzazione.
Frosinone, giugno 2017. Una nuova edizione con partitura per bande. Coprodotto dall'Associazione Oltreconfine con il comune di Frosinone e la Banda Comunale. Coproduzione e organizzazione.
Musiche e direzione Alfredo Santoloci. Testo, regia e voce recitante Roberto Cavosi.
Oratorio di Teatro-Musica che analizza la piaga del "Pizzo" e le sue conseguenze. Il titolo è stato gentilmente concesso dall’Associazione ”Addiopizzo” che opera in Sicilia.*
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con: Valeria Di Francesco, Antonio Cuccovillo, Emiliano Passaro, Giuseppe L.Bonifati, Danilo Vitale
ai sax: Primo Salvati, Fausto Sierakowski
musica: Alfredo Santoloci
disegno luci: Luca Migliaccio
aiuto regia: Cecilia Di Giuli
organizzazione: GianCarlo Corsoni
testo e regia: Roberto Cavosi
Addiopizzo, è uno spettacolo che, intitolandosi come il movimento nato a Palermo per combattere il flagello dell'estorsione, vuole essere un contributo al richiamo di speranza dato da quel movimento stesso.
Il percorso si snoda in tre "quadri" concatenati dialetticamente tra loro.Nel primo quadro, attraverso un gioco, si evince sia il tragico e feroce surrealismo dell'attività mafiosa, sia la voglia di libertà e di "salvezza" di due giovani studenti del sud.
Nel secondo quadro vengono presentate alcune lettere scritte per il concorso dedicato a "Libero Grassi" organizzato dalla cooperativa sociale Solidaria, in collaborazione con le associazioni Libera, SOS Impresa Palermo e il Comitato Addiopizzo. Il concorso era rivolto agli studenti delle scuole della Sicilia ai quali era stato chiesto di immaginare un ipotetico estorsore a cui inviare una lettera, su esempio di quella inviata, dall'imprenditore assassinato dalla mafia Libero Grassi, al Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991.
Nel terzo quadro, si entra all'interno di una famiglia mafiosa, le cui dinamiche mettono in luce la pericolosità culturale del mondo sommerso dell'illegalità, mostrando quanto questo possa incidere anche nelle più piccole cose del nostro vivere quotidiano, con i drammatici risultati che ne conseguono. All'interno di questa famiglia c'è però un elemento, uno studente di giurisprudenza, che decide di ribellarsi, di uscire dai gangli criminali del suo "clan". È una figura importante che ci trasmette coraggio e forza, mettendoci chiaramente a confronto con le nostre piccole o grandi responsabilità.
È questo il senso dello spettacolo Addiopizzo: la ricerca di un significato profondo dei propri gesti anche dei più semplici, come comprare il pane o scegliersi un vestito. Perché troppo spesso, anche inconsapevolmente, noi stessi diventiamo indirettamente "complici" della mafia e dei suoi atti criminali. Un messaggio rivolto in particolar modo ai giovani, affinché il loro percorso abbia la consapevolezza di chi sceglie realmente la libertà.
- Aprile 2008, Teatro Piccolo Eliseo di Roma. (debutto l'8 aprile 2008)
Coproduzione e organizzazione.
(nell’ambito della manifestazione "Con le armi della cultura” a cura della Regione Lazio)
*I testi "Notte d’epifania", "Addiopizzo", sono raccolti nell’omonimo volume, pubblicato da "Edizioni Corsare”.
Monologo incentrato sulla violazione dei diritti umani nei confronti di prigionieri politici, dal dopo guerra ai giorni nostri. Un excursus che passa dai Rosemberg, ai desaparecidos, dai prigionieri iracheni a San Suu Kyi.
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con: Emiliano Coltorti
musica: Alfredo Santoloci
disegno luci: Luca Migliaccio
aiuto regia: Cecilia Di Giuli
organizzazione: GianCarlo Corsoni
testo e regia: Roberto Cavosi
È misteriosa la condizione dell’essere umano ed è spesso metafora di prigioni antiche, di ribellioni, di desiderata e mai raggiunta salvezza.
K. è un prigioniero, è "il prigioniero”, che nulla sa del mondo al di fuori della sua prigione, ma da essa pecepisce gli strazi e le speranze dell’umanità. Una sorta di Giuseppe gettato nel pozzo dai fratelli e da dove, smarrito, cerca la via d’uscita. E’ un uomo, corpo santità e spirito, come tutti noi, che attonito osserva e subisce la tortura, l’iniquità del mondo, raccontandoci il dipanarsi di questo nostro impuro e feroce ‘900. Un Caino contemporaneo la cui identità vacilla, diventando Rosa Parks, Bobby Sands, un desaparecidos, un torturato ad Abu Graib...
K. è l’orizzonte, il mistero dell’iniquità, il riflesso antitetico della banalità del male, è lo stupore di chi contempla l’annullamento progressivo del significato della vita.
Egli è gonfio del dolore che contempla il creato senza per altro riuscire a spiegarselo, deve solo subirlo. La sua coscienza negata, destrutturata e plagiata dai torturatori diventa paradossalmente necessaria alla salvezza, l’unico vero scampolo d’umanità a cui attingere. Nella dissoluzione della vita, trattata come insignificante oggetto di consumo, egli resiste come seme nella neve, involontaria luce di speranza. Più K. viene negato più il suo orizzonte s’allarga, più viene umiliato più siamo costretti ad amarlo. Il suo corpo martoriato rappresenta forse l’eresia della ragione, forse l’ambiguità salvifica della croce, ma proprio per questo a maggior ragione dobbiamo amarlo per salvare noi stessi, il nostro corpo, i nostri sentimenti, tutto ciò che abbiamo di più caro e di unico.
- Stagione 2006-2007, Festival Operaestate di Bassano del Grappa (debutto il 28 agosto 2006)
- Stagione 2006-2007, Teatro Mercadante, Festival di Benevento
- Stagione 2007-2008, Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna e Comune di Bologna.
Coproduzione e organizzazione.
Spettacolo dedicato a Franco Fortugno, assassinato a Locri il 16 ottobre 2005, nonché a tutti i giovani che hanno dato vita al movimento "Adesso ammazzateci tutti".*
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con: Pamela Sabatini (Valeria), Mario Schnitzer (Mario), Fabio Trunfio (Raffaele)
musica: Alfredo Santoloci
disegno luci: Luca Migliaccio
aiuto regia: Cecilia Di Giuli
organizzazione: GianCarlo Corsoni
testo e regia: Roberto Cavosi
Notte d'epifania è il racconto, attraverso l'amore "impossibile" di due adolescenti, degli eventi tragici e magnifici che hanno visto protagonisti i ragazzi di Locri dallascomparsa di Franco Fortugno.
"Ammazzateci tutti" è stato il loro primo grido disperato sfociato nella ormai famosa manifestazione del 4 novembre 2005 alla quale sono seguite fiaccolate ed altre bellissime iniziative. La loro grande speranza è di cancellare la ‘ndrangheta, cambiare il corso della storia della Locride e del Mezzogiorno, cambiare il "pensiero" e quella "cultura" che hanno creato criminalità e soprattutto connivenza con la stessa.
"C'è chi spara e c'è chi spera", un loro slogan ripreso anche dal Vescovo di Locri in un'omelia poco prima del Natale 2005. Anch'io ero presente a quella funzione ed il giorno dopo ho fatto il giro delle scuole e, parlando con i ragazzi, sono rimasto contagiato dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di sperare.
Sono anni che, attraverso il teatro, cerco di approfondire temi civili: il problema della sottocultura mafiosa, che provoca scientemente un'economia disastrata e criminale che diventa eversione e "colpo di Stato", è già stato per me motivo di approfondimento, in particolare con il mio lavoro Rosanero.
Ma mentre in Rosanero prendevo in esame una famiglia-tribù legata alla mafia, qui ho voluto raccontare appunto non "chi spara" ma chi "spera".Notte d'epifania è una storia d'amore emblematica e poetica. Due giovani, Mario e Valeria, raccontano le loro solitudini e le loro speranze, le difficoltà di vivere a Locri ma anche quanto il loro paese potrebbe essere prodigo di possibilità. È una storia piccola che nasce da un lampione rotto. Lo stesso lampione sotto il quale sei anni prima venne ucciso il padre di Mario. Sono passati appunto sei anni da quella tragica notte. Mario traumatizzato aveva perso la parola ed era stato trasferito a Roma in una clinica. È la notte dell'epifania, una notte carica di mistero. Valeria, tornando di notte a casa in bicicletta, vede Mario sotto quel lampione. Il suo Mario, quello con cui giocava da piccola.
Il ragazzo vuole aggiustare il lampione, rimasto rotto dalla notte dell'agguato, vuole finalmente "seppellire di luce suo padre". Per i due adolescenti la situazione è motivo di confessioni reciproche. Gli echi della morte di Fortugno e delle manifestazioni dei "Ragazzi di Locri" non sono passati, anzi per Mario e Valeria sono una preziosa proiezione delle loro speranze, della loro "avventura" formativa.Nello spettacolo, di cui ho curato anche la regia, ho assecondato lo spirito poetico e combattivo dei due protagonisti, che altro non è che lo spirito dei ragazzi di Locri.
I toni sono quelli di un racconto intimo e "miracoloso", dove la voglia di vivere va oltre qualsiasi "oscuramento". In loro c'è inoltre la gioia di chi si ama, di chi vuole scoprire, di chi vuole crescere. Il loro sforzo è grande soprattutto in un Paese dov'è la mafia che detta le ragioni.
- Febbraio 2006, Auditorium Via della Conciliazione, Roma (debutto il 21 febbraio 2006)
- Stagione 2007-2008, Teatro Piccolo Eliseo, Roma
(nell’ambito della manifestazione "Con le armi della cultura” a cura delle Regioni Lazio e Calabria)- Stagione 2008-2009, Teatro Franco Parenti, Milano. Coproduzione e organizzazione.